
11 settembre 1943: il generale Calvi di Bergolo, governatore di Roma, ordina il cessate il fuoco e definisce Roma “Città aperta”
Il generale Calvi di Bergolo, governatore di Roma, emette l’ ordinanza n.1 con cui ordina il cessate il fuoco e definisce Roma “Città aperta”, presidiata dalle forze regolari del Regio esercito italiano.
Lo stesso giorno il generale Kesselring, comandante in capo tedesco, solo poche ore dopo l’ordinanza di Calvi di Bergolo, proclama Roma e l’Italia centrale e meridionale “territorio in stato di guerra e quindi soggetto alle leggi militari germaniche”. Quindi: “Tutti i delitti commessi contro le Forze Armate tedesche saranno giudicati secondo il diritto tedesco di guerra”. Nonché :“Ogni sciopero è proibito e sarà giudicato dal Tribunale di guerra”. E che: “Gli organizzatori di scioperi, i sabotatori ed i franchi tiratori saranno giudicati e fucilati per giudizio sommario”. Roma sarà quindi utilizzata come retrovia del fronte, con l’insediamento di Comandi e uffici, nonché come sede di ingenti truppe.
Il generale Calvi di Bergolo con la sua ordinanza ordina anche ai soldati sbandati di presentarsi, con l’armamento individuale, entro 24 ore alle proprie caserme. Chi non lo avrebbe fatto sarebbe stato deferito al Tribunale Militare. Ordina anche la consegna delle armi da parte dei civili, pena il deferimento al Tribunale di Guerra. Stabilisce il coprifuoco alle ore 21.30.
I carabinieri della “Legione Allievi” e del “Gruppo Territoriale” che non vogliono farsi disarmare, in via del Gasometro, sul ponte Margherita e in via Nazionale si scontrano con i tedeschi. 5 giovani militari dell’Arma perdono la vita.
Tra l’11 e il 12 settembre vengono trovati nelle macchie delle Tre Fontane, della Grottella, dell’Eur e di Campo San Giorgio i corpi senza vita e semispogliati di 6 Granatieri. Altri cadaveri vengono segnalati dai cittadini delle Tre Fontane, da un cantoniere della via del Mare e da guardiani dei cantieri dell’EUR. Non vengono trovati, forse perché portati nel frattempo dai tedeschi altrove. In quei giorni non funzionavano i servizi di Polizia morturaria.
Aldo Pavia
(nella foto il generale Albert Kesserling)