Nata a Pavia il 10 aprile 1897 , Bianca Ceva si laureò in lettere e filosofia e fu insegnante in ginnasi e licei statali. Era sorella dell’azionista Umberto Ceva che si suicidò in carcere nel 1930. Bianca rimase in contatto con gli ambienti di Giustizia e Libertà e con gli esponenti dell’opposizione politica e intellettuale tra i quali Ferruccio Parri a Benedetto Croce. Nel 1931 a causa delle sue idee antifasciste venne allontanata dall’insegnamento. Nell’agosto del 1943 fu richiamata al liceo Beccaria a Milano. Dopo l’armistizio dell’8 settembre decise di non riprendere servizio ma si impegnò nelle attività partigiane militando nel Partito d’Azione. Fu arrestata il 30 dicembre e nell’agosto del 1944 fu processata dal Tribunale militare di Milano e inviata al Tribunale speciale per un nuovo procedimento penale. In ottobre riuscì ad evadere dal carcere e si unì al movimento partigiano dell’Oltrepo Pavese rimanendo lì fino all’attacco insurrezionale avvenuto nel tardo pomeriggio del 25 aprile. Visse intensamente anche gli anni del dopoguerra. Fu la preside del liceo Beccaria per due anni e partecipò alla fondazione dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, ricoprendo la carica di segretaria generale dal 1955 al 1971 e facendo parte del comitato direttivo della rassegna Il movimento di liberazione in Italia. Traduttrice di Tacito e studiosa di problemi filosofici, storici e letterari è autrice di Storia di una passione (1948), Tempo dei vivi. 1943-45 (1954), La storia che ritorna. La terza Deca di Tito Livio e l’ultimo conflitto mondiale (1979) e altri scritti sulla lotta antifascista. Morì nel 1982. Nel diario Tempo dei vivi. 1943-45 Ceva rievoca con grande umanità e sobrietà stilistica la sua esperienza durante la guerra civile e le vicende della sua famiglia e dei suoi compagni coinvolti nella lotta contro i nazisti e i repubblichini. Il diario dedicato “A la memoria di mio padre e a quella di mio fratello Umberto caduto per la libertà nella notte di Natale dell’anno 1930” racconta “fatti, impressioni e giudizi con la stessa immediatezza con la quale si fissarono nella mia mente nell’istante in cui avvennero. Vivi e presenti essi rimangono e rimarranno incancellabili nella memoria, nell’ora del giorno, nel colore delle cose, nelle vibrazioni dei suoni, nella drammaticità degli eventi, come se una mano invisibile avesse fermato con invisibili segni il ricordo, quello che non fu possibile affidare allora alla carta, ma che è possibile oggi trascrivere nella sua essenziale e limpida integrità” (p.7). Lo stile netto e preciso e il linguaggio semplice e disadorno riflettono l’integrità della sua testimonianza offrendoci una riflessione sulla natura umana. Dopo una settimana trascorsa nel carcere, Ceva s’inventa un vademecum di un prigioniero: “Da questo momento in avanti ho deliberato di organizzarmi, vivendo l’istante che passa senza prevedere nulla per l’avvenire. Aspetto, intanto, di soddisfare la necessità, prima quella di mangiare. Il corpo, spesso, ha un’importanza maggiore di quanto si pensi; le cure rivolte ad esso sono, talvolta, indispensabili a reggere lo spirito. A mezzogiorno, finalmente, mi portano del pane ed una minestra in brodo. Questo è quanto il carcere passa ai prigionieri per una giornata. I poveri e i soli non hanno altro. Penso che in carcere imparerò molte cose” (p.45). La sua lezione rimarrà per noi un ricordo vivo e indimenticabile. E’ morta a Milano il 18 giugno 1982.
Le fonti: Dizionario della Resistenza, a cura di Enzo Collotti, Renato Sandri e Frediano Sessi, Torino:Einaudi, 2000, pag.803
Barbara Zaczek
Per approfondire si vedano i suoi libri:
“Immagini della memoria”, Le Monnier, Firenze, 1982; “La storia che ritorna. La terza deca di Tito Livio e l’ultimo conflitto mondiale”, Unione Femminile Nazionale, Milano, 1979; “Il processo di Savona” in “Il movimento di liberazione in Italia”, 1966; “Il Tribunale speciale e l’ideologia giuridico politica di Alfredo Rocco”, in “Il movimento di liberazione in Italia”, 1966; “Benedetto Croce e l’antifascismo” in “Il movimento di liberazione in Italia”, 1964; “Cinque anni di storia italiana 1940 – 1945: lettere e diari di caduti”, Edizioni di Comunità, Milano, 1964; “Le trattative della delegazione del CLNAI con la resistenza francese (dicembre 1944) sulla base dei documenti conservati nell’archivio dell’Istituto nazionale”, Milano, 1964; “Antologia del Caffé: giornale dell’antifascismo 1924-1925” con introduzione e note di Bianca Ceva, Lerici, Milano, 1961; “Tempo dei vivi: 1943 – 1945”, Ceschina, Milano, 1954; “Una figura della Resistenza – Roberto Lepetit”, INSMLI, Monza, 1951; “Storia di una passione. 1919 – 1943” con una lettera di Benedetto Croce, Garzanti, Milano, 1943