Carlo Ludovico Ragghianti – Ugo La Malfa, Carteggio, a cura di Elisa Bassetto, Edizioni Fondazione Ragghianti studi sull’arte, Lucca 2023
Prosegue, a cura della Fondazione Ragghianti di Lucca, la pubblicazione dei carteggi dello storico dell’arte lucchese. La collana si è aperta nel 2022 con l’uscita del carteggio tra Ragghianti e Amintore Fanfani compiendo una scelta, per molti aspetti, non scontata. Nel 2023 è stata la volta del carteggio con un personaggio col quale Ragghianti ha intrattenuto un lungo rapporto epistolare all’insegna dell’amicizia e della reciproca stima come Ugo La Malfa.
Curato con solerte impegno e con rara perizia filologica da Elisa Bassetto e corredato da un’introduzione di Roberto Balzani (pp. 9-32), il carteggio si estende su un arco temporale di 34 anni (1945-1979) attraverso le seguenti scansioni cronologiche, 1945 (5 lettere), 1946 (3 lettere), 1948 (1 lettera), 1949 (1 lettera), 1950, (6 lettere), 1951 (11 lettere) 1952 (5 lettere), 1953 (4 lettere), 1954 (5 lettere), 1955 (5 lettere), 1956 (9 lettere), 1957 (11 lettere), 1958 (10 lettere), 1959 (5 lettere), 1960 (17 lettere), 1961 (15 lettere), 1962 (15 lettere), 1963 (2 lettere), 1964 (1 lettera), 1965 (5 lettere) 1966 (4 lettere), 1968 (6 lettere), 1969 (2 lettere), 1971 (7 lettere), 1972 (5 lettere), 1974 (una lettera), 1975 (3 lettere), 1976 (1 lettera), 1978 (2 lettere), 1979 (3 lettere).
La conoscenza tra i due corrispondenti risale a ben prima del 1945, quando Ragghianti ricopre l’incarico di sottosegretario alla Spettacolo e alle Belle Arti nel governo Parri (21 giugno-10 dicembre 1945). E cioè alla metà degli anni Trenta, nel periodo nel quale Ragghianti si dedica al lavoro di “cucitura” dei vari centri cospirativi d’ispirazione laica e democratica sparsi per l’Italia e La Malfa lavora all’Ufficio Studi della Banca Commerciale a Milano grazie ai buoni uffici di Raffaele Mattioli.
È inutile, in questa sede, riepilogare l’importanza dell’uno e dell’altro nell’esperienza del Partito d’Azione. Il carteggio di cui ci occupiamo inizia con una lettera di Ragghianti del 1° maggio 1945, di un certo interesse perché riguarda il rifiuto dello storico dell’arte di assumere la carica di prefetto a Firenze. Ragghianti sostiene, invece, l’utilità di nominare a tale incarico Alberto Carocci perché più lontano dalle beghe fiorentine e personalità dotata di fermezza. Ma, allo stesso tempo, di una capacità non comune di smussare gli angoli, anche se – ammette Ragghianti – ingaggiare una battaglia con gli altri partiti su questo specifico punto risulterebbe incongruo rispetto alla posizione del partito che della figura prefettizia vorrebbe l’eliminazione.
La ripresa della lotta politica si svolge per entrambi, fino al congresso del 4-8 febbraio 1946, sotto la bandiera del Pd’A che La Malfa e Ragghianti considerano ammainata all’indomani dell’assise di Roma, conclusasi con l’uscita dei due dal partito insieme ad altri compagni tra cui Ferruccio Parri. Dopo la scissione, La Malfa e Ragghianti, convergendo su una piattaforma liberaldemocratica, aderiscono al Movimento della Democrazia Repubblicana.
Una volta definitisi gli equilibri che reggeranno l’Italia nel periodo del centrismo, Ragghianti aderisce al Partito Repubblicano. È in questo periodo, che dura almeno fino all’inizio degli anni Cinquanta (lo si vede bene dagli scritti politici di Ragghianti risalenti a questo periodo), che per Ragghianti diventa un “mantra” o se vogliamo quasi una lucida ossessione il pensiero di dar vita alla “terza forza”, un fronte delle forze laiche e democratiche che si opponga all’alternativa tra clericalismo e bolscevismo. D’altra parte, se per Ragghianti gli spazi di praticabilità politica vanno ricercati all’interno di queste coordinate storicamente determinate, La Malfa e il PRI di questi anni agiscono come un vascello pirata, tutto teso a far recuperare centralità politica al partito.
L’ipotesi di creazione di una “terza forza”, perorata da Ragghianti, si scontra presto, però, con l’evoluzione del panorama internazionale che procede in direzione opposta.
È l’eccesso di tatticismo lamalfiano che talora Ragghianti non capisce e che gli capita di rimproverare all’amico. Come scrive Roberto Balzani, «Ragghianti, che gli scriveva il 4 febbraio 1950, faticava a comprendere il primato del governo rispetto all’esigenza di distinzione ideologica».
Alle elezioni del 1953, tuttavia, lo storico dell’arte si schiera ancora con il PRI. La Malfa sembra aver perduto ormai la residua fiducia nell’esperimento della “terza forza”. Si pone, ormai, con decisione la necessità di superare la formula centrista. Balzani coglie perfettamente la natura del dissenso che esiste tra Ragghianti e La Malfa a proposito della forma partito. Mentre il primo mostra una certa diffidenza nei suoi confronti (tanto che quando si era trattato di scegliere quale forma far assumere al Pd’A si era schierato a favore del movimento, risultando sconfitto), per La Malfa il partito risulta lo strumento più idoneo per combattere la sua battaglia politica.
Allo stesso modo il carteggio rende evidente quanto lontana fosse la forma mentis di Ragghianti da quella non solo del dirigente di partito ma perfino da quella del militante disciplinato. In verità il suo interesse per la politique politicienne era motivato di volta in volta da ragioni diverse ma contingenti. Talora Ragghianti esprime l’interesse a ricoprire un incarico che può essere la presidenza dell’Azienda autonoma di turismo di Firenze o, qualche anno più tardi, un posto di consigliere d’amministrazione alla RAI. Ma le sue ambizioni non saranno mai soddisfatte, forse anche in ragione di una certa sopravvalutazione del potere di contrattazione del PRI.
Tuttavia, l’amicizia tra i due resiste ad ogni prova. Quando Ragghianti cessa polemicamente la collaborazione alla «Voce Repubblicana», il suo rapporto personale con La Malfa non ne risente.
Con il 1956 si apre un capitolo nuovo. Si affaccia all’orizzonte l’ipotesi del centrosinistra e Ragghianti si propone nel ruolo del federatore di un cartello di forze laiche e democratiche (radicali, repubblicani e forze minori), ma è un ruolo che presto abbandona puntando su una proposta culturale e politica autonoma imperniata sul lancio della rivista «Criterio», alla quale La Malfa assicura la propria collaborazione per preparare la strada al lavoro comune per il governo tra cattolici e socialisti. Iniziative importanti, ispirate a una collaborazione tra Ragghianti e La Malfa, hanno luogo nel settore della scuola, con il primo impegnato alla testa dell’ADESSPI.
All’inizio degli anni Sessanta Ragghianti migra verso le sponde socialiste mentre La Malfa si trova ad affrontare la fase finale della battaglia che all’interno del PRI lo oppone a Randolfo Pacciardi ma, come scrive ancora Balzani, «i rapporti fra Ragghianti e La Malfa si diradarono, ma restarono ottimi». Le lettere di questo periodo sono affettuose ma vi si rileva un interesse maggiormente circostanziato rispetto a quelle del periodo precedente. Con gli anni Settanta si nota in Ragghianti un ripiegamento su se stesso. Ne è prova evidente la lunghissima lettera – quasi un vero e proprio saggio tra storia e memoria – che Ragghianti invia all’amico il 27 luglio 1971 i cui tratti essenziali di critica (l’occupazione del potere, le mancate riforme, il tradimento della Costituzione) ritroveremo nell’opera del 1978 Traversata di un trentennio. Testimonianza di un innocente, in cui ai caratteri evidenziati sopra si aggiungono la crisi delle istituzioni, la corruzione sistemica e la minaccia rappresentata dal terrorismo.
Siamo alla conclusione di questo lungo rapporto amicale e di collaborazione che copre circa il primo trentacinquennio di storia repubblicana. Ormai sia Ragghianti che La Malfa si sono lasciati alle spalle progetti e ambizioni. Lo storico dell’arte si rifugia in una dimensione memorialistica, il cui tono si fa con gli anni sempre più afflitto da un inguaribile pessimismo. La Malfa assurge al ruolo di padre nobile della Repubblica, ruolo consacrato ufficialmente dall’incarico di formare un difficile governo ricevuto dal presidente Pertini poco prima della sua scomparsa, avvenuta il 26 marzo 1979.
di Andrea Becherucci